La foto con gli elmetti dei massimi esponenti politici e istituzionali all’ospedale di Molfetta aveva fatto presagire che qualche nube fosse spazzata con l’istituzione del nuovo Ospedale del Nord Barese e un miglioramento dell’attuale Don Tonino Bello.
Così, purtroppo, non è. Il Pronto Soccorso di Molfetta, che abbraccia e raccoglie utenti non solo molfettesi ma anche provenienti da Giovinazzo, Ruvo, Terlizzi, Bisceglie e altri comuni, scrive un altro capitolo di una cronaca non particolarmente colorata.
“Assurdo pensare che il Pronto Soccorso funziona con un solo dottore a turno, qualche infermiere e OSS e il lavoro instancabile delle associazioni di volontariato”, è l’incipit di una situazione al limite dell’immaginabile accaduta ieri al Don Tonino Bello di Molfetta.
“Mia nonna è arrivata in Pronto Soccorso alle 9,30 ed è stata dimessa alle 22,47 – racconta l’autore della segnalazione – C’era gente in attesa dalle 8, altre anche prima. Un bambino con un problema ortopedico ha atteso insieme a noi prima di essere dimesso con un nulla di fatto: dovrà tornare oggi per una visita ortopedica”.
Una situazione al limite dell’imbarazzante. “Gente che chiedeva di andare in bagno, i parenti e familiari a invocare aiuto, spesso ignorato perché davvero chi lavora al Pronto Soccorso vive situazioni al limite del paradossale – continua – Viene chiesto di lasciare liberi i corridoi perché gli operatori sanitari devono avere sotto controllo i pazienti: come fanno? Sono pochissimi, mentre sono tantissimi gli utenti e spesso questi vengono dimenticati nel Pronto Soccorso. Vedi il tuo parente sofferente e mal ridotto e questo scatena tensioni, discussioni e fraintendimenti”.
Gente spazientita, tensione che si taglia a fette. Volendo sdrammatizzare, “la cera squaglia e la processione non cammina”. Tutto questo avviene quotidianamente al Pronto Soccorso del Don Tonino Bello di Molfetta.
Ieri, però, si è andati oltre: non mancano anche l’aggressione fisica e verbale di un parente di un utente verso una guardia giurata che ha prontamente chiamato i carabinieri, si è fatto medicare e refertare ed è andato via.
Aggiungendo altro disagio a quello che si vive tra le mura del Don Tonino Bello. Un’altra pagina di cronaca dal Pronto Soccorso è stata scritta: questa volta gli elmetti, però, farebbero bene a indossarli le vittime di un sistema malato, dagli utenti ai parenti, fino ai poveri operatori sanitari che vivono una condizione di lavoro ai limiti dell’umano.