La prima domenica estiva ha, finalmente, restituito a Molfetta un sindaco: questo è senza ombra di dubbio il primo dato incontrovertibile che possiamo trarre dal ballottaggio del 25 giugno. Il secondo è che Tommaso Minervini, rieletto primo cittadino dopo il mandato del 2001, si è presentato come candidato di una coalizione peculiare, nata dal compromesso di diverse liste civiche e del Partito Democratico. Un esperimento che si è rivelato vincente, sul modello della coalizione che ha visto Michele Emiliano essere eletto governatore della Puglia nel 2015.
Parliamo di un dato importante, che va in controtendenza con quanto accaduto nel resto d’Italia, in cui il PD renziano ha avuto difficoltà a imporsi e in cui si segnalano diverse vittorie del centrodestra, con Forza Italia in aumento nei sondaggi (anche se, almeno in questo, Molfetta segue i numeri italiani, visto l’exploit della lista del senatore Azzollini). In Puglia, vincente si è ancora rivelato il modello Emiliano, con poche eccezioni.
Non è la prima volta che a Molfetta il dato non rispecchia quanto accaduto a livello nazionale; nel 2013, nel cuore di una grande crisi politica che ha dato inizio alle “larghe intese” dopo la “non vittoria” di Bersani, il centrosinistra di Paola Natalicchio si imponeva a Molfetta; oggi, mentre nel resto d’Italia si affermano coalizioni più tradizionali, con il centrodestra in ripresa, a Molfetta vince l’elettorato moderato con il PD. Il prossimo banco di prova saranno certamente le elezioni politiche, che nei prossimi mesi potrebbero vedere stravolgere ancora una volta il quadro nazionale. Gli eventi potranno influenzare in qualche modo anche le realtà locali, come già accaduto in passato? Vedremo, sarà il tempo a dirlo. Intanto prendiamo atto che a Molfetta, curiosamente, il termometro politico va in controtendenza con quello nazionale.