Per la giornata contro la discriminazione razziale

Dall’Albania a Molfetta col gommone: “Qui non mi sono mai sentito discriminato”

Valeria Patimo
Valeria Patimo
Giulio Kurtaj
La storia di Giulio Kurtaj, laureato in Agraria in Albania, giunto a Molfetta nel 1994 e oggi imprenditore: "Amo l'Albania, ma qui ho vissuto per più anni, mi sono sempre sentito accolto e a casa"
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Oggi, 21 marzo, si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, sorta nel 1966 per combattere il fenomeno. Le tragedie dei migranti nel Mediterraneo, e non, sono da troppo tempo all’ordine del giorno: dovremmo ricordarci che si tratta pur sempre di persone che lasciano la propria casa, gli affetti, la patria in cerca di una vita migliore, senza riuscire a raggiungere il porto sicuro che vedono come un miraggio.

Coloro che riescono a fuggire dal loro Paese, però, vengono spesso esclusi dalla società perché ritenuti strani o diversi quando, in realtà, bisognerebbe accogliere le tradizioni e le culture di tutti i popoli. Un briciolo di speranza è donato da Giulio Kurtaj, di nazionalità albanese ma residente a Molfetta.

“Ho lasciato Scutari a 25 anni, dopo aver conseguito la laurea in Agraria, per fuggire da una forte crisi economica che aveva colpito l’Albania. Ambivo ad un futuro migliore: sono salito su un gommone e sono arrivato a Molfetta”, esordisce così Giulio, giunto a Molfetta nel 1994 che, con tanto sacrificio, è stato costretto ad abbandonare l’Albania perché non riusciva a vedervi prospettive di futuro.

Nonostante le difficoltà iniziali, dovute alla poca conoscenza della lingua italiana, è stato accolto a braccia aperte dalla comunità molfettese. “Ho iniziato a lavorare in campagna. Per una decina di anni ho fatto il cameriere e poi sono diventato, e sono tuttora, un imprenditore – le sue parole – Gestisco un’impresa di pulizia e giardinaggio che opera in tutta la città”.

Le persone di nazionalità albanese a Molfetta sono oltre 500 ma di certo non hanno dimenticato le loro radici e la nostra città non ha mai tolto loro l’opportunità di organizzare feste come quella della bandiera albanese. “Sono molto tradizionalista. Amo il mio Paese d’origine anche se ho vissuto più anni a Molfetta che lì. Da quando sono qui non mi sono mai sentito discriminato, mai di troppo ma sempre parte integrante della comunità molfettese – prosegue – Nonostante questo ho spesso nostalgia del cibo albanese perché in casa mia si mangia quasi sempre cibo italiano.  Amo la musica e i balli tipici della mia Terra.  Ogni volta che la nazionale di calcio albanese gioca, io e i miei concittadini ci riuniamo per vedere le partite e, in caso di vittoria, festeggiare per le vie della città”. È successo anche recentemente: l’Albania agli Europei di calcio, caroselli di albanesi festanti a Molfetta.

Una storia positiva, quella di Giulio, di speranza che purtroppo non tutti i migranti hanno la fortuna di poter raccontare: sono tanti coloro che perdono la voce nelle acque del mare, altri non hanno l’opportunità di integrarsi a pieno all’interno della società. Molfetta, invece, insegna che storia, cultura e tradizioni possono mescolarsi alla perfezione: grande dimostrazione è la folta comunità albanese perfettamente integrata in città.

giovedì 21 Marzo 2024

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