Cultura

De Gennaro: «Salvemini è stato un grande maestro della democrazia»

Pasquale Caputi
Il Presidente dell'Università Popolare ha conversato con noi sulla figura di Gaetano Salvemini, di cui ricorre quest'anno il cinquantenario. Il 17 prevista una conferenza del Prof. Bucchi.
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Nelle prossime due settimane sono due le iniziative di spessore organizzate per celebrare al meglio il cinquantenario della morte di Gaetano Salvemini, una che si terrà tra il 19 e il 23 novembre, l’altra che si svolgerà invece il 17 alle ore 18.30 presso il Cineteatro Odeon.
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rnDi quest’ultima abbiamo parlato con Giovanni De Gennaro, componente del Comitato per le onoranze salveminiane nonché Presidente dell’Università Popolare Molfettese.
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rnC’è grande movimento in città per commemorare la morte di Gaetano Salvemini, della quale quest’anno ricorre il cinquantenario. Una delle manifestazioni programmate la vede impegnato in prima persona. Può darci un’anticipazione del suo intervento?
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Il mio intervento è uno dei tre appuntamenti previsti per la celebrazione della ricorrenza: il primo è stato la presentazione di una biografia di Salvemini scritta dal Prof. Quagliarello, oggetto della valutazione della nota storica Simona Colarizi; il secondo, in collaborazione con l’amministrazione comunale, è organizzato dall’Istituto per la storia del Risorgimento di Bari e dall’Università Popolare Molfettese, delle quali sono Presidente; il terzo è un’iniziativa assunta dalla Prof.ssa Elena Finocchiaro e organizzata dal Movimento del buon governo e della democrazia partecipata e dai Cantieri di sinistra.

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Nel secondo incontro parlerà della sua ultima pubblicazione il Prof. Sergio Bucchi, traduttore e commentatore di articoli e conferenze di Salvemini negli ultimi anni ’30 e durante la Seconda Guerra Mondiale in America, considerati inediti perché mai tradotti in italiano. Il libro, che segue un altro libro su Salvemini, “Il dizionario delle idee di Salvemini” pubblicato nel 1998, precisa il concetto di democrazia secondo lo storico molfettese.

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Da tale opera risulta chiara la sua posizione contro il fascismo e il nazismo ma anche contro il comunismo staliniano. Appare anche evidente la critica alla struttura teocratica della Chiesa cattolica. Accanto al Prof. Bucchi interverranno il Prof. Gianfranco Liberati che parlerà delle autonomie su cui si fonda la democrazia, il Prof. Silvio Suppa, che parlerà dell’influenza di Salvemini sul Partito d’Azione, ed il Prof. Antonio Leuzzi che illustrerà la recente bibliografia su Salvemini. Sarò io il coordinatore dei lavori.
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Cosa è stato e cosa è Salvemini per lei, per l’Italia e per Molfetta?
rnPer me è stato un grande maestro di democrazia, comunicandomi soprattutto l’esigenza di un atteggiamento critico nei confronti di tutte le ideologie. Spesso Salvemini è accomunato ad una sinistra multiforme di vario orientamento, ma ciò che più mi ha colpito è stata la sua distinzione tra democrazia socialista e libertaria e la cosiddetta democrazia progressiva.

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La stessa distinzione critica ha usato separando la “religiosità della vecchietta” dai catechismi dogmatici. Spesso si confondono le posizioni assunte da Salvemini nei vari momenti di crisi politica, invece di cogliere il valore della libertà critica che coglie la peculiarità dei momenti storici.
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Chi sarebbe a confondere le posizioni salveminiane?
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Mi riferisco ai comunisti, che considerano Salvemini un alleato o un nemico a seconda delle circostanze. Egli ci insegna a cogliere la diversità dei problemi senza ricavare teoriche soluzioni in maniera deduttiva partendo da premesse ideologiche. Questa è la sua modernità.
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Questo per lei. Per l’Italia e per Molfetta cosa è stato Salvemini?
rnPer quanto riguarda l’Italia, egli ha dato la priorità a due fattori: l’inserimento delle masse contadine nella vita politica attraverso il suffragio universale e l’antiprotezionismo doganale, e il valore della cultura attraverso l’istruzione delle masse e la scuola.

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Il suo insegnamento è prezioso circa le posizioni in politica estera e la convivenza dei popoli, come sostenne per l’Alto Adige, per i territori slavi confinanti con l’Italia, per l’unione dei popoli europei. Circa Molfetta non possiamo dimenticare gli studi sulla vita comunale della nostra città, come peraltro di quella di Firenze, sulla Rivoluzione francese, sull’equilibrio europeo.
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Cosa critica invece di Salvemini?
rnForse è stata eccessiva la sua indipendenza dalle aggregazioni politiche e partitiche che non gli ha permesso il consolidamento di un consenso e di un partito, sia pure aperto e critico. Questo nonostante fosse dell’idea che la canalizzazione del consenso avviene necessariamente tramite i partiti, al di fuori di ogni autoritarismo.
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Che ne pensa invece del Salvemini giornalista?
rnTi rispondo con una citazione di Bertrand Russell: gli intellettuali italiani, diceva, non li capisco, parlano in modo astruso e oscuro, l’unico che capisco è Salvemini; per questo penso che non sia italiano… Era efficace, chiaro e preciso come nessun altro.
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Da un grande giornalista ad un altro…Cosa è morto insieme ad Enzo Biagi?
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Di giornalisti come Biagi ce ne sono stati pochi. È da collocare con tutta l’autonomia del suo giudizio accanto ai grandi giornalisti della seconda metà del ‘900: Montanelli, Bocca, Ronchei, Scalfari, Malaparte, Aspesi, Fallaci. Biagi soprattutto ha dimostrato come accanto al rispetto dei fatti ed all’onestà dei giudizi, la considerazione per i risvolti sociali degli avvenimenti sia figlia soprattutto di una grande sensibilità culturale.

venerdì 9 Novembre 2007

(modifica il 7 Agosto 2022, 1:42)

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