Il Vescovo indimenticabile

Trentuno anni fa Molfetta perdeva don Tonino Bello

La redazione
don Tonino Bello
Le parole di Tommaso Minervini a nome di tutta la città
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«Non barattate mai l’onestà con un pugno di lenticchie». La forza del pensiero laico di don Tonino Bello, vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, di cui oggi, 20 aprile, ricorre l’anniversario del Dies Natalis, è tutta qui. E arriva dritto al cuore.
Si potrebbe osare, azzardando una definizione che a lui non dispiacerebbe affatto, che don Tonino sia stato e sia ancora un esperto in public relation. E sì, perché lui che, quando non usava come mezzo di locomozione le sue gambe, girava alla guida di una Fiat 500 sgangherata, ha fatto della comunicazione, della parola e della forza delle idee la sua pastorale più bella.
In prima linea sempre. Aveva compreso che per parlare alla gente era necessario immergersi nella quotidianità. Senza demandare. Senza salire mai sull’altare. Anzi scendendo per strada. Mettendosi negli occhi del povero. E lui, uomo senza retorica, ha vinto la morte.

E’ sul porto di Bari quando sbarcano gli albanesi; è a Gioia del Colle per protestare contro la presenza ingombrante di armamenti; il 31 dicembre del 1992 è a marciare in nome della pace; è nei vicoli bui della città a raccattare mendicanti, ad offrire il suo sorriso, il suo amore; è in episcopio ad accogliere Maria, la donna del popolo, la donna dei “rioni popolari, grevi di sudori e impregnati di stabbio, dove i tuguri dei poveri, se rimangono ancora in piedi, è perché si appoggiano a vicenda”; è sul porto per parlare con i pescatori, in stazione per incontrare i tossicodipendenti, nelle periferie per accompagnarsi agli ultimi.

E oggi, più che mai, il suo pensiero risuona attuale. E il bisogno di Pace irrompe nelle nostre coscienze.

Tommaso Minervini

sabato 20 Aprile 2024

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