Prove di intesa. Anzi di intese, più o meno larghe. La politica molfettese del presente è infatti protesa anche al domani. Il prossimo anno si andrà al voto, e le manovre, avviata già da tempo, sono ormai entrate nel vivo. Non senza un principio (eufemismo) di confusione. Abboccamenti, strizzate d’occhio, rincorrersi di voci e candidature. A destra, al centro e a sinistra, per quel che resta di destra, centro e sinistra.
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Lunedì, come noto, è in programma una seduta di Consiglio comunale che si preannuncia più calda che mai. Secondo i ben informati, sebbene ci siano fibrillazioni piccole e grandi in seno alla maggioranza, Tommaso Minervini resterà in sella. Una fiducia, nei suoi confronti, da tempo instabile. Rimpasti e controrimpasti non sono mancati in questo quadriennio, ma non sono serviti a calmare le acque. E oggi il mare è oggettivamente agitato.
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Il primo cittadino, di certo, non abbassa il capo. Prosegue nella sua azione amministrativa e non esclude di ricandidarsi, sostenuto da una parte del civismo molfettese. L’altra parte, però, pare aver preso un’altra direzione. Il gruppo facente riferimento a Pietro Mastropasqua, per esempio, o a Pasquale Mancini. O ancora a Pino Amato.
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Che la situazione sia ingarbugliata, peraltro, lo dimostrano i nomi che girano. Proprio quella di Mastropasqua è da tempo una voce che serpeggia nei corridoi politici. Secondo quanto risulta a Molfettalive, l’attuale assessore alla Polizia aprirebbe le porte a una nuova stagione civica, di stampo liberale e moderato. Non proprio un abbraccio al centrodestra (non ci sarebbe stato alcun accordo con il senatore Antonio Azzollini), piuttosto un tentativo di rilanciare una coalizione di stampo civico. Abbiamo provato a contattare l’entourage di Mastropasqua per chiederne conferma. Il risultato? Bocche cucite e nessuna voglia di commentare, almeno per ora.
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Se Atene piange, Sparta non ride. La situazione nel centrosinistra è infatti solo apparentemente migliore. La candidatura (reale) che sembra aver riscosso unanime attenzione è quella di Pasquale Drago, ex coordinatore della direzione distrettuale antimafia di Bari. Partita come alternativa a Felice Spaccavento (il suo “no” alla candidatura è stato espresso già mesi fa), ha guadagnato l’attenzione del Pd, ma non solo. Sarebbe apprezzato anche da pezzi del civismo che facevano e in parte fanno ancora parte della maggioranza. Lo stesso presidente Michele Emiliano avrebbe dato il suo imprimatur alla candidatura. La domanda è d’obbligo: fino a che punto “Rinascere”, per citare i sostenitori della prima ora di Drago, accetteranno una convergenza che rischia di essere più ampia del previsto?
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In tutto questo baillamme, anche i Cinque Stelle paiono sul punto di riorganizzarsi e aspirano a guadagnare un peso che le ultime tornate elettorali avevano decisamente ridimensionato.
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Occorrerà a ogni modo aspettare. Qualche mese, per il voto. O anche prima per avere certezze, se le agitazioni in maggioranza prendessero il sopravvento.
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