L'intervista

Un anno fa entrava sulla scena politica Giovanni Infante

Angelo Ciocia
Angelo Ciocia
Giovanni Infante
Un bilancio della sua esperienza da candidato sindaco, della propria visione delle opposizioni e di quel centrosinistra riunito che fatica ad avverarsi.
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Uno dei nuovi volti della scena politica molfettese è Giovanni Infante. Un anno fa entrava la sua ufficializzazione come candidato sindaco della sola sinistra molfettese. Oggi, dopo un anno, e qualche consiglio comunale sulle spalle, tracciamo un bilancio del suo ingresso nella scena politica molfettese, dell’esperienza da candidato sindaco, della propria visione delle opposizioni e di quel centrosinistra riunito che fatica ad avverarsi. Seguirà poi, un approfondito excursus su altre tematiche calde in città

1) Partiamo da quasi un anno fa: si entrava nel marasma delle elezioni politiche e lei faceva capolino, per la prima volta nella scena politica molfettese. Cosa si respirava in città un anno fa e cosa si respira adesso?

Marasma è una connotazione negativa per un evento che dovrebbe essere considerato importante per una città . Il momento delle elezioni permette ai cittadini di fare un bilancio della attività amministrativa trascorsa e di fare scelte politiche che dovrebbero essere consapevoli. Purtroppo le scelte elettorali sono spesso orientate non da ragionamenti di tipo politico ma da altre motivazioni e spinte. A Molfetta è stata premiata la continuità con la larga ed eterogenea coalizione di Tommaso Minervini che a mio parere non avrebbe meritato la riconferma. Ma la scelta della città va rispettata. Sarebbe anche inutile ragionare sulle ragioni del fallimento e  della sconfitta del centro-sinistra. Sconfitta peraltro annunciata dall’humus del paese che nel corso degli anni si è spostato di fatto a destra . In una comunità dove da sempre la città profonda non ha mai creduto nel potere di cambiamento collettivo della buona politica ma nella soluzione dei problemi guardando in primis al proprio ombelico ed affidandosi al dispensatore di turno di favori personali.

2) Una Rifondazione Comunista attaccata per la sua scelta un anno fa?

La campagna elettorale poi si è connotata per una grossa divisione e polemica sotterranea tra la coalizione del centro-sinistra verso il piccolo raggruppamento di sinistra di PRC. Come PRC siamo stati pesantemente attaccati ed insultati per non aver aderito ad una coalizione, quella di centro-sinistra, che esprimeva non solo un candidato scelto nelle sedi baresi da Emiliano, ma che pur essendo uno stimato ex magistrato, vivendo altrove, non conosceva le dinamiche cittadine. Abbiamo deciso, come gruppo, di non aderire ad una coalizione costruita attorno al PD cittadino, che fino a pochi mesi prima aveva supportato, anche  con un assessorato, la amministrazione Minervini.

3) Le sue percezioni sugli schieramenti politici?

Personalmente ho sentito la ostilità di molti amici e compagni del centro-sinistra per questo posizionamento a sinistra. Quindi c’era una sinistra nettamente divisa dal centro-sinistra. Il raggruppamento civico del sindaco, un anno fa, ha creato con le lenzuolate di liste , una corazzata che già al primo turno era data per vincente. La sua coalizione, a mio avviso, aveva mal operato. Molti progetti sulla carta e nel cassetto, ma realizzazioni zero. Un esempio: il sindaco nelle linee programmatiche , quelle dell’insediamento del 2017 aveva promesso la inaugurazione del parco Baden Powel a dicembre di quell’anno. Lo andranno ad inaugurare, si spera questa estate dopo ben 6 anni. C’è stato poi lo scandalo della zona mercatale con arresti ed avvisi di garanzia che hanno interessato la coalizione del sindaco. La città si è girata dall’altra parte, ha fatto finta di non vedere ed ha confermato la fiducia al sindaco Minervini. La città che è transitata tra la seconda e la terza consigliatura Minervini era più che la città Smart propagandata dalla narrazione di Tommaso, una città con una serie di progetti irrealizzati. Con i cittadini comuni ormai disillusi per il fatto di vivere in una città sporca, insicura, senza una identità, con progetti culturali risibili. Una città declinante, al contrario di Giovinazzo e Bisceglie in netta ascesa in tanti campi e in ambito urbanistico.

4) La situazione dopo quasi un anno?

Dopo quasi un anno, questa amministrazione sta gettando sul piatto della bilancia, a suo favore, alcuni progetti che stanno andando a realizzazione. Ha dalla sua una montagna di soldi come forse Molfetta non ha mai avuto. L’ultimo DUP è denso di progetti in vari ambiti . Ma c’è da interrogarsi se ci sarà il tempo e le competenze per finalizzarli. Poi c’è, come dice il mio collega Felice Spaccavento, la litania del porto-retroporto coniugata ultimamente dal sindaco alla recita del rosario con la Zes ed il terminal ferroviario. Opere che nella visione del sindaco dovrebbero dare un futuro alla città. Opere verso cui peraltro non ho, con il mio gruppo, una posizione preconcetta avversa ma che necessitano di essere oggetto di una riflessione corale da parte della città per correggerne alcune criticità. E sulle quali l’amministrazione Minervini non ha alcuna intenzione di aprirsi alle interlocuzioni di partiti, sindacati, portatori di interessi, associazioni ambientaliste, imprenditori . Il sindaco ascolterà solo l’interesse dei privati proponenti i progetti del terminal o le decisioni del commissario Zes Guadagnolo. 

5) Sogna un centrosinistra unito in città? Può essere questo l’unico modo per porre fino alla stagione delle amministrazioni civiche? 

Quello che mi sta più a cuore è che la città in cui sono nato e vissuto abbia un futuro prospero, consolidi i risultati (pochi negli ultimi anni), sia una città solidale, in ascolto di chi rischia di rimanere indietro. Una città che cresca in modo armonioso. In cui si prosciughino quelle sacche di illegalità che hanno segnato in modo indelebile periodi recenti della storia della comunità. Che la politica sia quella di visioni che si confrontino e non di bisogni comprati con il voto. A Molfetta stiamo messi male sotto questo punto di vista. Le ultime elezioni comunali , nel confronto tra i risultati del primo turno con quelli del ballottaggio, la dicono lunga su quanto pesi ancora il voto di scambio in città. Le amministrazioni civiche sono state il copyright che hanno segnato le consigliatura di Tommaso Minervini. Prevedo che le prossime elezioni regionali saranno uno snodo critico per questa esperienza. Detto questo, vi è da sottolineare che una amministrazione di sinistra sarebbe un sogno ma di difficile realizzazione. Primo perché la sinistra, almeno per come la intendo io, è minoritaria in città. Le figure carismatiche a sinistra capaci di ribaltare le tendenze di un territorio che vota fondamentalmente a destra sono state poche a Molfetta. Del resto Rifondazione Comunista è un partito che si colloca a sinistra. Ed è una collocazione ben diversa dal raggruppamento di centrosinistra.

6) Distanza incolmabile tra sinistra e centrosinistra?

Distanza siderale. Una lontananza da tutte le posizioni ambigue del PD su autonomia differenziata, dalle  posizioni militariste pro- Nato di gran parte dei suoi esponenti e che non le differenzia dalla Destra attualmente al potere. Detto questo per onestà intellettuale,  c’è il fattore umano di condividere con i miei colleghi di centro-sinistra il peso della opposizione di fronte ad una maggioranza che se non è tenuta insieme dalle visioni politiche , è tenuta insieme almeno da interessi variegati . Oggi pertanto si prova a ricostruire un rapporto con una delle opposizioni . Con la destra , la distanza politica non permette che interlocuzioni occasionali. Del resto l’impressione è che avendo votato spesso con la maggioranza , la destra cittadina,  sia la vera stampella della maggioranza. 

7) Cosa condivide con l’amministrazione Minervini? Quali sono i punti di divergenza? Su quali temi “si potrebbe parlare”?  

Ci sono nel DUP, il documento unico di programmazione , che ormai viene iterato dalla amministrazione Minervini di anno in anno, dei progetti condivisibili . Su molti di questi progetti, si potrebbe sicuramente portare altri punti di vista. Non solo sui fini e gli scopi delle progettazioni ma anche sulle modalità. Un esempio concreto: condivido che il comune progetti un teatro per la città; non posso condividere il progetto faraonico presentato con immaginifici rendering che sconta una errata valutazione dei potenziali fruitori e senza aver chiaro poi come realizzare  il piano di gestione. I piani di gestione devono essere programmati con le stesse opere pubbliche. Proprio nella discussione del DUP, nel mio intervento, non c’era nessuna chiusura aprioristica ai progetti comunali quanto dei suggerimenti per correggere criticità o messe in guardia su dei problemi che le realizzazioni avrebbero comportato. Per il bene della città si parla su tutto e con tutti. Io sono del resto politicamente un dilettante, di passaggio. Dopo questo servizio per la durata di questa consigliatura, che rendo al mio partito e spero, sia utile alla città, è giusto che altri, specie giovani, facciano questa esperienza. Ma la maggioranza non sembra aver bisogno di una interlocuzione con alcuno. È chiusa nelle sue sicurezze. Non cerca sponde neanche su temi come la sicurezza o la sanità dove non vi è una responsabilità diretta della amministrazione e dove un contributo di esperienza in questo campo potrebbe essere utile alla città. 

Nella prossima puntata, con l’ex candidato sindaco di Rifondazione Comunista, oggi espressione della sinistra molfettese in assise comunale si toccheranno temi importanti, dalla sicurezza in città ai consigli monotematici su Zes e Riti della Settimana Santa,  grandi opere Porto, ZES, Terminal ferroviario, crescita e decrescita di Molfetta, punti di forza e debolezza della città.

 

giovedì 4 Maggio 2023

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Donato Rana
donato
11 mesi fa

…e il mondo non fu più lo stesso!