Il covid, terribile ed inesorabile, è riuscito a spezzare anche una delle vite più solide, resilienti e tenaci a cui la nostra città possa vantare di aver dato i natali: quella di padre Aldino Amato.
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Ordinato sacerdote nel 1957, padre Aldino aveva lasciato Molfetta per recarsi in Pakistan, come missionario, dopo soli 5 anni dalla sua consacrazione. Da quel giorno, aveva deciso che non avrebbe mai più lasciato quella terra, facendo della carità e dell’aiuto verso il prossimo la propria missione di vita.
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“Era andato in Pakistan per poter essere d’aiuto – afferma commosso il nipote di padre Aldino, Nicola Amato – Per poter offrire supporto a quella gente. Sin dal suo arrivo lì, circa 60 anni fa, si era rimboccato le maniche e aveva reso possibile la costruzione di numerose scuole di diversi ordini e gradi, di numerosi ostelli, di un istituto per ragazzi non vedenti e di un ospedale, il Rosary Christian Hospital”.
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Quest’ultimo, l’ospedale che lui stesso aveva contribuito a creare è stato, poi, il luogo che l’ha accolto e assistito negli ultimi anni della sua intensa vita.
nInfatti, ormai 90enne, Padre Aldino era, da qualche tempo, costretto su una sedia a rotelle, dalla quale difficilmente riusciva ad alzarsi.
nIl contagio da coronavirus ha fatto il resto.
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“Il virus ha avuto su di lui un impatto devastante, era già molto fragile – prosegue Nicola Amato – Negli ultimi tempi non riusciva più a muoversi e a spostarsi nel villaggio, com’era solito fare un tempo. Nonostante questo, molti fedeli si recavano a trovarlo: sia cristiani che musulmani. Era riuscito a far coesistere in pace le due fedi; credeva che non bisognasse dedicarsi solo ai cristiani, ma a chiunque avesse bisogno”.
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Così, due giorni fa, padre Aldino si è spento. Ma al dolore della perdita si sostituisce ben presto la serenità di poterlo immaginare circondato dall’affetto e della riconoscenza della “sua gente”.
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“Dopo una vita trascorsa lì, era diventato parte di quella comunità – confessa il nipote – Voleva essere sepolto lì e così è stato. Dopo il suo funerale, al quale hanno partecipato moltissimi suoi fedeli, soprattutto i ragazzi che aveva aiutato, i suoi resti sono stati riposti nella cappella dell’ospedale. Aveva il suo posto lì”.
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Quasi 60 anni vissuti da missionario, donandosi agli altri e sposando le cause degli ultimi, in una nazione ostica come poche altre. Una terra che, tuttavia, padre Aldino considerava “casa”, a tal punto da restarci fino all’ultimo istante della sua vita e a cui Molfetta dev’essere grata per essersi presa cura di un uomo tanto prezioso.
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