Cultura

Yolande Mukagasana racconta il genocidio del Rwanda

Rosanna Buzzerio
Oggi è una donna in cerca di giustizia, che porta la sua dura esperienza per il mondo attraverso il suo libro "La morte non mi ha voluta" edito da La Meridiana, dove racconta il genocidio del Rwanda.
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Yolande Mukagasana, 53 anni, di professione infermiera anestesista, una donna che ha patito la più atroce delle sofferenze: veder morire sotto i suoi occhi i tre figli e il marito, per una guerra civile.
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rnOggi è una donna in cerca di giustizia, che porta la sua dura esperienza per il mondo attraverso il suo libro “La morte non mi ha voluta” edito da La Meridiana, dove racconta il genocidio del Rwanda.
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rnA Molfetta, per far conoscere quello che è accaduto in quella terra africana tredici anni fa, quando gli hutu hanno incominciato a sterminare la minoranza tusti. Un genocidio incominciato il 6 aprile 1994, che ha visto uccise oltre un milione di persone.
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rnL’incontro con l’autrice è stato organizzato dalla Consulta Femminile e della Fidapa.
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rnUn libro con la trama di un romanzo, definito dalla coordinatrice della serata, Maria Paola Porcelli, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, “un canto di morte, che inneggia alla vita”, perché racconta quello che è accaduto tredici anni fa in Rwanda in tutta la sua crudeltà, per non dimenticare e per far riflettere.
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rn“Non guardatemi con gli occhi della pietà”, ha detto ad inizio intervento Yolande Mukagasana, che si è salvata perché un’amica l’ha chiusa per undici giorni sotto il vano di un lavandino, facendosi forza in quelle giornate con il ricordo dei figli e del marito, “ma come una madre che soffrirà sino agli ultimi giorni della sua vita”.
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rnUna serata densa di emozioni, perché Yolande, non ha paura di dare un nome agli eventi e alle persone, ha avuto il coraggio di denunciare i responsabili politici e morali di quel genocidio, ricordando che spesso “dietro il materiale di soccorso si nascondeva materiale di morte, mine, armi”. Inoltre, parla degli uomini in cravatta, “quella stessa cravatta che utilizzavano per sgozzare i bambini”.
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rnIl monito che ha lanciato Yolande con il suo libro e con la sua testimonianza è di “non lasciare ai nostri bambini i problemi che altri non hanno risolto”.
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rnParole forti, dure come macigni, che hanno lasciato il segno, perché sono quelle di una donna che ha vissuto sulla propria pelle esperienze estremamente traumatiche, ma che oggi racconta, perché questi scempi non accadano più.
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rnNel corso della serata, Yolande ha raccontato che dopo essere arrivata a Bruxelles, dove oggi vive, in molti le hanno consigliato di rivolgersi a psicologi per farsi aiutare a superare il trauma subito, con il sorriso sulle labbra ha detto che non le hanno dato alcun conforto, ma solo lo scrivere il libro l’ha liberata, in parte, dalla sua angoscia, perché le ha permesso di essere la voce delle vittime e dei sopravvissuti al genocidio.
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rnL’attrice Matilde Bonaccia ha letto alcuni brani del libro “La morte non mi ha voluta”, poche righe, poche frasi che hanno ricreato tutta l’intensità di quel vissuto, di quella profezia del fratello di Yolande: “…Mio fratello pose la farina tra le mani e soffiò: “Dov’è la farina Yolande? E’ volata via come i tuoi cari. Tu li perderai tutti: tuo marito, i tuoi figli… Ma tu vivrai, perché la morte non ti vuole”.

giovedì 25 Ottobre 2007

(modifica il 7 Agosto 2022, 2:00)

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