Tante sono le storie dei molfettesi sparsi per il mondo, ognuna con la sua peculiarità e le proprie caratteristiche. Tante sono le esperienze che i ragazzi, oggi, per volontà o a causa delle cosiddette “nuove frontiere del lavoro”, vivono lontani da casa. A tal proposito, vogliamo raccontarvi la storia di Carmela Di Gioia, nata e cresciuta a Molfetta, ma oggi dall’altra parte della Manica, a Londra, dove fa parte di uno dei più importanti gruppi di ricerca della Queen Mary University.
La permanenza in Inghilterra per la giovane molfettese doveva essere solo momentanea, avendo aderito ad un programma Erasmus. Dopo la laurea, ha però proseguito il suo percorso fino a sottoscrivere il suo primo contratto e all’ottenimento di una borsa di studio. Carmela è specializzata nel campo della Biologia molecolare e oggi fa parte di una equipe di ricercatori oncologici.
“Mi occupo di immunoterapia – ci racconta – l’obiettivo della nostra ricerca è quello di modificare virus per attivare il sistema immunitario contro cellule cancerogene”. Siamo dunque, utopisticamente davanti a una cura per il cancro? “Non ancora – risponde – questo è un passo avanti importante per aggredire le cellule cancerogene tramite il sistema immunitario. Tale metodologia, che è in fase avanzata di sperimentazione, ad oggi non può però ritenersi sufficiente per debellare completamente la massa tumorale, va combinata per tanto ad altre terapie”.
La vita all’estero, però, non è solo lavoro e studio. Carmela ci racconta di quanto le manchino dell’Italia gli affetti e il cibo e che non perde occasione per tornarci ad ogni festività. Ormai, però, si è abituata alla vita lontana da Molfetta, vivendo a Londra da quasi due anni. “E non è vero che piove sempre” scherza, smontando ogni cliché.
Naturalmente, buttando un’occhio ai fatti di cronaca, le abbiamo chiesto come stia vivendo la delicata fase della Brexit, protagonista delle cronache inglesi. “In realtà non mi coinvolgerà particolarmente. Ormai ho un contratto e il passaporto lo uso tranquillamente, non sarà un problema restare qui, così come non dovrà essere difficoltoso venire qui a studiare per altri ragazzi. Più complesso, magari, potrà essere ottenere borse di studio”. La Brexit dunque non sembra incidere più di tanto sulla vita dei ricercatori già presenti in Gran Bretagna e che continueranno imperterriti, con il loro lavoro e i loro studi, ad accrescere le nostre speranze per scacciare, finalmente, quell’incubo chiamato cancro.