Dopo un avvio stentato e pessimista, la campagna olearia 2024 a Molfetta ha già superato il giro di boa e si incammina a grandi e lunghi passi verso la sua conclusione, stimata attorno ai primi di dicembre: per chi conosce le tempistiche della raccolta e molitura delle olive, questa previsione disegna pienamente la fine di una campagna insolitamente corta.
La causa è quella tara genetica che l’ha caratterizzata fin dall’inizio, quella per cui il raccolto di quest’anno non è null’altro che il prodotto di una stagione siccitosa e di sbalzi di temperatura che ne hanno condizionato profondamente gli esiti. Nulla ovviamente hanno potuto le piogge giunte finalmente a metà di novembre; se da una parte l’acqua è sempre positiva per mitigare lo stress a cui l’albero è andato incontro, dall’altra le olive sono state ormai quasi completamente raccolte e le poche ancora sugli alberi sono viceversa pienamente formate. L’acqua in questa fase per i frutti non ha alcuna utilità. Gonfia solo di acqua l’oliva, ne diluisce il contenuto, annacquando e diminuendo le rese in frantoio.
Che quest’annata in Puglia sia un’annata particolare, si è reso particolarmente evidente anche dal mercato delle quotazioni del prezzo dell’olio e delle olive stesse. Fino a pochi giorni fa, infatti, neanche la Camera di Commercio era stata in grado di stabilire un prezzo di stima per l’olio, le cui quotazioni al 12 novembre scorso erano state definite “non accertabili” .
Un ulteriore smacco per gli operatori del settore che si aspettavano un calo del costo dell’olio, a causa dell’ingresso nel mercato di quantità elevate di prodotto dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Turchia, paesi nei quali la raccolta è andata molto bene quest’anno e i cui costi di produzione sono notoriamente molto più bassi di quelli italiani. Quindi era ragionevole supporre che l’entrata di queste merci sul mercato avrebbe naturalmente portato al ribasso anche il tariffario dell’olio nostrano.
Se quindi il calo era previsto, non era invece preconizzabile la mancanza di una quotazione ufficiale da parte della Camera di Commercio, incaricata di stabilire un prezzo di sorta per l’olio extravergine di oliva. Questo ha inevitabilmente bloccato acquisti e vendite di olive, in attesa di valutazioni certe. In soldoni: chi aveva delle olive ancora in magazzino o sugli alberi, non era in grado di stabilire se fosse più conveniente rivenderle o viceversa farle molire, condizionando anche chi quelle olive avrebbe voluto acquistarle.
Si è arrivato quindi a un momento di stallo, di impasse, nel quale tutti gli attori in gioco erano in attesa di un qualche segnale che sbloccasse la situazione: questo segnale è arrivato nella forma del bollettino della Camera di Commercio del 19 novembre, il quale ha finalmente considerato il mercato sufficientemente stabile da poter determinare un costo di massima dell’olio.
Per la Camera di Commercio, il prezzo dell’olio extravergine di oliva può oscillare in un range tra i 7,80 e gli 8,40 euro al litro, mentre per l’olio di oliva biologico si può arrivare a un intervallo tra gli 8,80 o i 9 euro.
Dopo giorni di attesa, è palpabile lo sgomento di produttori e trasformatori, già vessati da una stagione particolarmente critica e dalla concorrenza estera, ma che adesso rischiano seriamente di non riuscire a coprire i costi della loro filiera produttiva cresciuti di molto in quest’ultimo anno.
Magra consolazione è che, al netto delle quantità ridotte e delle difficoltà, la qualità dell’olio pugliese e molfettese resta molto alta: ma, come spesso ha dimostrato il mercato di questo prodotto alimentare, essa potrebbe non essere sufficiente per garantirsi una fetta di vendite dignitose a rientrare delle spese subite durante questa disastrosa campagna 2024.