LA SERATA ORGANIZZATA DALLA FONDAZIONE VALENTE

“Prendetevi la luna, niente di più” . L’amore contemporaneo secondo Paolo Crepet

Domenico de Stena
Domenico de Stena
Paolo Crepet ieri sera presso l'Auditorium Madonna della Pace - foto CDP
La serata è stata la prima di un trittico a cura della Fondazione Valente. I prossimi appuntamenti vedranno Lisa Manosperti interpretare Mia Martini (sabato 20 maggio) e Sergio Rubini interpretare "Le città invisibili" di Italo Calvino (sabato 4 giugno).
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Prendetevi la luna, niente di meno. Un invito perentorio quello di Paolo Crepet, intervenuto venerdì sera presso l’Auditorium Madonna della Pace di Molfetta in occasione dei suoi “Comizi d’amore contemporanei”, organizzati dalla Fondazione Valente di Molfetta. Ai monologhi dello scrittore, psichiatra e sociologo, torinese di nascita ma veneto di adozione, si sono alternati i brani eseguiti al pianoforte da Marcello Mazzoni. Un binomio, dunque, di arti diverse che si intersecano.

I soliloqui hanno avuto come tema principale l’amore in tutte le sue forme: Crepet è partito da Pasolini, che in giro per l’Italia appunto intervista gli italiani proprio sul tema dell’amore, facendo qualcosa di strepitoso visto il periodo storico; una storia contemporanea che invece oggi ci propone influencer tediosi e ripetitivi, che nulla hanno a che fare con l’amore, quello vero (che addirittura ci elencano gli psicofarmaci che assumono…). L’amore secondo Crepet nasce per caso, che si nutre di intelligenza, di serietà, ma anche di ironia e che come suo contrario non ha l’odio ma l’indifferenza. Un amore paragonato al preludio di Rachmaninoff, autore impegnativo per chiunque si avvicini allo studio musicale, eseguito (preludio Op. 3 n.2) dal maestro Mazzoni proprio prima dell’inizio del monologo.

Nel secondo monologo, Crepet ha indicato la strada per l’amore vero, pensando che ciò che arrivi facilmente in amore sia stupido e da lasciar perdere: non è amore vero quello che arriva facilmente, che non porta a sforzi umani o a desideri davvero pieni di passione. Anche la follia – ha detto Crepet – merita un suo applauso.

Nella seconda parte della serata, fatta di due monologhi e di altrettanti brani al pianoforte (“Oblivion” di A. Piazzolla e “Lento con grande espressione” di Chopin) il discorso si è concentrato sulle figure genitoriali moderne: i ragazzi sono immobili, privi di stimoli sotto tutti gli aspetti, proprio perché alle spalle hanno persone che danno loro tutto pur di non sentirli protestare o addirittura esprimere opinioni. Crepet ha parlato della sua grande esperienza sia in giro per il mondo sia nelle scuole italiane denunciando la mancanza di desiderio: siamo stati noi cacciatori di orizzonti – ha detto – perché non devono esserlo i nostri figli? Una vita demotivata, piena di incertezze, di tante persone che fanno opere al posto di tante altre; una società che consente anche all’intelligenza artificiale di fare cose al posto dell’uomo come può essere ancora stimolante per il futuro, si è chiesto Crepet.

Nell’ultimo monologo, lo psichiatra ha parlato della sacralità del modesto come lato di una medaglia che non ci fa più essere eccessivi: modestia, falsa modestia, nelle relazioni e in amore sembrano essere l’unica via possibile, perché è quella più silenziosa, più sobria e fa meno rumore. Ma servono anche gli eccessi – ha ribadito – serve essere eccessivi e rischiare come ha fatto Walter Albini, stilista che dopo l’incontro con Coco Chanel inventa il Prêt-à-porter (il settore dell’abbigliamento costituito da abiti realizzati non su misura del cliente ma venduti finiti in taglie standard, pronti per essere indossati), andando a rivoluzionare l’industria con la produzione in serie. Così come Albini ha avuto queste grandi ambizioni, anche noi dobbiamo – dice Crepet – mirare in alto sul piano relazionale ed educativo: insegnare ai primi della classe è facilissimo, ma andare a scovare gli ultimi della classe e valorizzarli è ancora più difficile.

Mirare alla luna allora, quella piena che aveva accolto il pubblico all’esterno dell’Auditorium e che ha salutato i presenti fra gli applausi per i due artisti sul palco. E’ a quella che dobbiamo puntare un po’ tutti.

La serata, conclusasi fra gli applausi del pubblico che ha interamente riempito l’Auditorium, è stata la prima di un trittico di serate sempre a cura della Fondazione Valente; i prossimi appuntamenti vedranno Lisa Manosperti interpretare Mia Martini (sabato 20 maggio) e Sergio Rubini interpretare “Le città invisibili” di Italo Calvino (sabato 4 giugno).

sabato 6 Maggio 2023

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