Ci sono storie che conquistano, lasciano il segno, poi cambiano direzione. Improvvisamente ma fatalmente. Senza rimpianti e con l’orgoglio di essere state raccontate. Vissute. La storia di Alef, per esempio, bottega di oggettistica che da 17 anni ha sede in via Principe Amedeo, a due passi da corso Umberto, non può lasciare indifferenti. Una realtà voluta e portata avanti con passione e perseveranza, impegno e soddisfazione, da Licia De Musso.
“Un lavoro che mi è sempre piaciuto infinitamente – racconta Licia – ma da qualche tempo avvertivo la necessità di cambiare rotta, di fermarmi un attimo, di chiudere una parentesi. Magari, chissà, per aprirne un’altra”. E così Licia decide di salutare Alef, non senza aver prima messo a disposizione tutti i suoi prodotti a prezzi speciali. “Ho deciso di applicare uno sconto almeno del 50% su tutti i miei manufatti – prosegue – Lo farò sino a fine anno, quando chiuderò i battenti. Per questo invito a venirmi a trovare. Sono occasioni, per così dire, a tempo”.
Tantissimi hanno imparato ad apprezzare quel talento in controtendenza di Licia, fatto di mani e cuore, nel silenzio e senza alzare i toni. “Sono vintage, non seguo le mode – prosegue – vado controcorrente. Forse non essermi adeguata ai trend della modernità mi ha un po’ penalizzato, ma per me non c’è problema: voglio rimanere me stessa. In fondo, davanti può esserci qualcosa di meglio. Non mi pongo troppi dubbi”. Idee chiare, quelle di Licia, così come quelle del suo autentico alter ego: Alef. Più che un negozio, piuttosto un’autentica bottega vintage, dove rimboccarsi le maniche e concentrarsi sui dettagli, fino a partorire oggetti per la casa e per la vita.
“In tutto ciò che faccio ci metto creatività ma anche sentimento – conclude Licia – e Alef è un po’ come me. Poco attenta agli aspetti commerciali, molto più propensa a ragionare con l’anima. Anche per questo, proprio ora, sto facendo ciò che non ho mai fatto: promuovermi e soprattutto promuovere la vendita a prezzi ridottissimi di ogni tipo di prodotto. Non voglio che i miei oggetti restino invenduti oltre la chiusura della mia attività. Voglio che prendano vita nelle case della gente. Alef, in attesa di capire cosa diventerà da grande, vuole persistere e perseverare. Sentimento, più che ragione”.
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